La justice italienne reconnait l’adoption d’un enfant par la compagne de sa mère biologique

>>  Tribunale riconosce adozione gay Scalfarotto: «Ora serve una legge». 

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La petite fille de 5 ans est née à l’étranger par insémination. En reconnaissant cette adoption, le tribunal des mineurs de Rome a «correctement interprété la possibilité d’ouverture» fournie par un article de la loi sur l’adoption datant de 1983, selon Me Maria Antonia Pili, du barreau de Pordenone (nord-est).

La loi avait été modifiée en 2001. C’est sur cette base que les deux femmes, mariées à l’étranger et habitant Rome depuis 2003, ont introduit leur recours devant le tribunal.

Les juges ont vu «l’intérêt supérieur et prééminent de l’enfant à maintenir un rapport avec un adulte, en l’espèce son ‘géniteur social’, un rapport d’affection et de cohabitation déjà consolidé dans le temps (…) et indépendamment de l’orientation sexuelle des parents», explique l’avocate, citée par l’agence Ansa.

Me Pili est la présidente, pour la région du Frioul, de l’Association italienne des avocats en droit des familles (Aiaf). Dans un communiqué, le porte-parole du Centre Gay de Rome s’est félicité de cette décision, la qualifiant « de révolutionnaire et d’historique pour l’Italie ».

En avril dernier, le tribunal de Grossetto avait validé un mariage homosexuel célébré à l’étranger, une première en Italie. Les mariages entre personnes du même sexe n’y sont toujours pas reconnus officiellement.

Au mois de juin suivant, le chef du gouvernement italien, Matteo Renzi, avait évoqué un projet de loi à la rentrée sur les unions civiles entre gays. Dans ce cadre, l’adoption ne serait autorisée que si l’un des parents a déjà un enfant, biologique ou non (« stepchild adoption »).

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>>  Una bimba di 5 anni, che vive insieme a una coppia di donne regolarmente sposate all’estero e conviventi da circa 10 anni, potrà essere adottata dalla compagna della madre biologica.

Si tratta del primo caso in Italia di «stepchild adoption», cioè l’adozione del figlio naturale o legittimo del partner, se non esista un altro genitore che lo ha riconosciuto. La notizia è stata accolta con felicità ed entusiasmo da parte delle due donne, che hanno dato alla luce la bimba 5 anni fa in un Paese europeo grazie alla fecondazione eterologa. «Questa è una vittoria dei bambini e di tutti quei minori che si trovano nella stessa situazione della nostra bimba», hanno detto attraverso il loro avvocato Maria Antonia Pili, presidente di Aiaf Friuli, l’Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori.

«Speriamo che questa sentenza possa aiutarli. Suggeriamo alle tante altre coppie omogenitoriali di uscire allo scoperto». Le reazioni La sentenza ha rilanciato il dibattito sulle diritti civili per le coppie dello stesso sesso.

«Bisogna che a questi casi pensi la legge, ora», ha scritto su Twitter Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle Riforme costituzionali e ai rapporti con il Parlamento. Il senatore pd Sergio Lo Giudice ha aggiunto che «ancora una volta il Parlamento si fa dettare l’agenda dei diritti da un tribunale».

Facendo notare come «il testo base sulle unioni civili fra persone dello stesso sesso in discussione in Commissione giustizia del Senato prevede la ] Una sentenza storica del Tribunale per i Minorenni di Roma. Una bimba di 5 anni, che vive insieme a una coppia di donne regolarmente sposate all’estero e conviventi da circa 10 anni, potrà essere adottata dalla compagna della madre biologica.

Si tratta del primo caso in Italia di «stepchild adoption», cioè l’adozione del figlio naturale o legittimo del partner, se non esista un altro genitore che lo ha riconosciuto.

La notizia è stata accolta con felicità ed entusiasmo da parte delle due donne, che hanno dato alla luce la bimba 5 anni fa in un Paese europeo grazie alla fecondazione eterologa. «Questa è una vittoria dei bambini e di tutti quei minori che si trovano nella stessa situazione della nostra bimba», hanno detto attraverso il loro avvocato Maria Antonia Pili, presidente di Aiaf Friuli, l’Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori. «Speriamo che questa sentenza possa aiutarli. Suggeriamo alle tante altre coppie omogenitoriali di uscire allo scoperto».

Le reazioni

La sentenza ha rilanciato il dibattito sulle diritti civili per le coppie dello stesso sesso. «Bisogna che a questi casi pensi la legge, ora», ha scritto su Twitter Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle Riforme costituzionali e ai rapporti con il Parlamento. Il senatore pd Sergio Lo Giudice ha aggiunto che «ancora una volta il Parlamento si fa dettare l’agenda dei diritti da un tribunale». Facendo notare come «il testo base sulle unioni civili fra persone dello stesso sesso in discussione in Commissione giustizia del Senato prevede la “stepchild adoption”». Sul fronte dei contrari c’è Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, che ha parlato di «sentenza ideologica da parte della magistratura». Contrario anche Maurizio Sacconi, capogruppo al Senato del Nuovo centrodestra.

Soddisfazione da parte delle associazioni. Fabrizio Marrazzo di Gaycenter ha parlato di sentenza «rivoluzionaria e storica per l’Italia» di cui «Matteo Renzi deve tenere conto». Giuseppina La Delfa, presidente di Famiglie Arcobaleno, si è chiesta perché lo Stato obblighi «i cittadini omosessuali che vogliono assumersi responsabilità ad agire presso i tribunali, con dispendio di tempo e denaro e creando ulteriori discriminazioni». Flavio Romani, presidente di Arcigay: «Dopo quella nobile a favore dei malati di Sla, ecco un’altra doccia gelida per il nostro premier Renzi. Questa volta però c’è di che essere imbarazzati».

Il ricorso

Il ricorso delle due donne è stato accolto sulla base dell’articolo 44 della legge sull’adozione del 4 maggio 1983, n. 184, come modificata dalla legge 149 del 2001, che prevede l’adozione in casi particolari. «Ovvero nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l’adulto, in questo caso genitore “sociale” – ha continuato Pili – quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo, a maggior ragione se nell’ambito di un nucleo familiare e indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori. La norma in questione infatti non contiene alcuna discriminazione fra coppie conviventi eterosessuali o omosessuali».

La legge

Secondo Pili dunque, il Tribunale «ha correttamente interpretato la norma di apertura» già contenuta nella legge sull’adozione. «Non si è trattato, come ben argomenta sul punto la sentenza, di concedere un diritto ex novo, ovvero di creare una situazione prima inesistente, ma di garantire nell’interesse di una minore la copertura giuridica a una situazione di fatto già consolidata, riconoscendo così diritti e tutela ai quei cambiamenti sociali e di costume che il legislatore ancora fatica a considerare, nonostante le sempre più diffuse e pressanti rivendicazioni dei moltissimi soggetti interessati».

Avec l’AFP